EPIGRAFICO “Il teatro è un'arte che deve aiutare a vivere. Cercare qualcosa da celebrare insieme al pubblico, che dia
coraggio, che restituisca dignità allo sguardo degli spettatori, che ricordi agli esseri umani di essere
umani. Lavorare alla ricerca della verità, della bellezza, dell'arguzia dell'intelligenza, della verità dell'
uomo, del senso della vita, della gioia di esserci, nonostante l'ingiustizia e il dolore del mondo”.
STRAPPETTO “C'era una volta che io lavoravo, e se lavoravo bene non mi licenziavano, e se non spendevo troppo mi
compravo la casa,
mandavo i figli all'università, ed avevo nipoti che aiutavo economicamente. C'era una
volta che il lavoro era il lavoro, che “nobilita l'uomo”, che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
Poi mi sono svegliato. E sono disoccupato .
Perché mi hanno venduto i miei capi.
A uno che non aveva
niente.
Come una lattuga al mercato all'ora di chusura.
Ma poi mi sono svegliato ancora di più. E ho
intuito che giocare d'azzardo è la regola economica del mondo. Allora mi sono attrezzato. Ho lavato la
faccia e sono diventato imprenditore di me stesso. Massimizzo i tempi alla Caritas per il mangiare, in
modo da espletare il mio Business Plan dell'elemosina fuori dalla chiesa all'angolo,
in tempo utile per il
briefing con il mio intestino vuoto, all'happy hour.
Prima di adocchiare qualche bimbo al parco a cui
strappare il gelato come benefit per il mio management.
La mia azienda personale dorme sui cartoni in
strada.
Ma è una startup. Mi cartolarizzo uretra e culo, e mi ci faccio l'IPhone. E domani che mi sveglio,
mi sbrano il mondo.
Mi presti 50 euri che vado a puttane? Fa freddino...”.
E forza, facciamoci due risate sulle spalle dei lavoratori ex-Eutelia ed ex Phonemedia di tutta Italia! 10.000.
E già che ci siamo, ridiamo un po' della Grande Crisi 2007-20...? A noi non frega niente. Compriamo,
compriamo tutto. E subito. Anzi prima.
E chi vivrà vedrà.
(quei poveri sfigati dei nostri figli e nipoti).
Schiavi in mano!